Nord-Ovest nella morsa della siccità
Sulle regioni del Nord-Ovest non piove seriamente da dicembre 2021.
È una siccità che si protrae ormai da oltre 430 giorni quella che continua a interessare in modo pesante Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e parte della Lombardia. Nell’ultimo mese a Torino è caduto il 65% di pioggia in meno rispetto alla media, a Milano Malpensa circa il 50%. Sembra passarsela un po’ meglio Genova con solo l’11% di deficit idrico, ma gran parte del territorio ligure ha ricevuto molta meno acqua.
A Est di Milano invece la situazione è diversa, con il mese di gennaio che si è chiuso decisamente sopra media in quanto a precipitazioni. L’assenza totale di ingressi perturbati con correnti da Sud o da Sud-Est invece ha lasciato il Nord-Ovest quasi sempre completamente in ombra rispetto agli altri territori, a causa della presenza dello sbarramento delle Alpi.
Quando una perturbazione entra sull’Italia da Nord o da Ovest infatti le piogge e le nevicate si scaricano sui versanti alpini esteri, mentre il Piemonte, che si trova sottovento ai rilievi, riceve calde e secche raffiche di Foehn. Neanche gli ingressi freddi da Est portano precipitazioni al Nord-Ovest. In questi casi infatti le zone interessate dalle precipitazioni sono il Nord-Est e la fascia adriatica; altrove solo freddo secco.
Il fatto è che fino a pochi anni fa, soprattutto nella stagione autunnale, le perturbazioni atlantiche che affondavano sul Mediterraneo richiamando umidi venti di scirocco sulla nostra penisola erano tutt’altro che rare, mentre da circa un anno a questa parte sembrano totalmente sparite.
I terreni
Nel basso Piemonte la terra dei campi si presenta polverosa e screpolata come in piena estate, proprio nel momento in cui dovrebbero spuntare i primi germogli del grano. Intanto nel Cuneese dieci comuni si trovano già in stato di emergenza per mancanza d’acqua.
Più a Nord, nel Vercellese, la semina del riso non è ancora iniziata, ma considerando il grande volume di acqua che necessita questo tipo di coltivazione, è molto probabile che se la situazione non cambierà ci saranno problemi. La situazione infatti è simile allo scorso anno, ma con l’aggravante di avere già oltre 400 giorni di siccità sulle spalle.
I fiumi e i laghi
A soffrire sono anche i fiumi, con il Po che è già in secca. Manca infatti il 40% dell’acqua nel grande fiume. All’idrometro del Ponte della Becca di Pavia il livello del Po si trova 3,2 metri al di sotto dello zero idrometrico. Questa carenza d’acqua si vede anche a occhio, con il fiume ridotto a un rigagnolo che lascia spazio a immense distese di ghiaia e sabbia punteggiate di rami e tronchi d’albero, resti di piene ormai lontane.
In queste foto vediamo un tratto del fiume nel Pavese occidentale, nei pressi del comune di Mezzana Bigli (PV).
Anche il livello dei grandi laghi è ai minimi. Il Lago Maggiore ha uno riempimento del 38%, il Lago di Como del 20% e il Lago di Garda del 35%. Proprio sul Garda, a Manerba (BS), a causa della carenza d’acqua l’Isola dei Conigli è raggiungibile a piedi dalla terraferma. Non succedeva da oltre 30 anni.
Le possibili conseguenze
Non resta che sperare nell’arrivo di perturbazioni tra la fine di febbraio e il mese di aprile, periodo storicamente piovoso per quanto riguarda le regioni del Nord-Ovest. L’esperienza dell’anno scorso però ci insegna che questo carico di piogge potrebbe venire nuovamente a mancare.
In questo caso non si tratterebbe più di un evento eccezionale, ma potrebbe essere ormai la “nuova normalità” con cui saremo costretti a fare i conti. Sarebbe necessario quindi agire tempestivamente per limitare i disagi, ad esempio limitando quelle coltivazioni che con una carenza cronica di acqua diventano quasi insostenibili.
Se infatti alcuni territori italiani sono abituati da molto tempo ad affrontare lunghi periodi di siccità e hanno quindi sviluppato contromisure come invasi per la raccolta dell’acqua e coltivazioni che necessitano di poca irrigazione, Piemonte e Lombardia sono ancora basate su un’agricoltura tipica di un clima umido.
Un altro problema che potrebbe ripresentarsi soprattutto in estate, dato il livello del Po già molto basso, è il cosiddetto cuneo salino, cioè la risalita dell’acqua salata dell’Adriatico lungo il tratto finale del fiume. È chiaro che la presenza di sale nei terreni pregiudicherebbe fortemente i raccolti.
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