La supercella tornadica del 6 giugno 2017
Il racconto di cosa successe in quel pomeriggio di 6 anni fa in Lombardia.
Le condizioni di partenza
Nel primo pomeriggio un fronte freddo associato a una bassa pressione dovrebbe entrare con moto Ovest-Est sulla pianura Padana. Il passaggio del fronte crea condizioni favorevoli allo sviluppo di temporali, infatti l’aria fredda che entra in quota permette all’aria calda e umida accumulata nei bassi strati di salire con moti convettivi.
Inoltre l’assetto dei venti alle varie quote, sempre grazie al passaggio del fronte freddo, si presenta molto favorevole alla genesi di temporali supercellulari, soprattutto sulla Lombardia orientale (da Milano verso Est). Infatti i venti al suolo sono da Sud-Est e in quota da Sud-Ovest. In questa zona è ottima anche l’energia potenziale a disposizione della convezione (CAPE), data dal soleggiamento mattutino e dall’umidità nei bassi strati.
Un’ulteriore forzante per la formazione di temporali intensi è data dalla presenza di una dry line, cioè di una linea di convergenza nei bassi strati tra una massa d’aria più secca proveniente da Sud-Ovest (dagli Appennini) e una più umida proveniente da Sud-Est. Questa dry line interessa le basse pianure della Lombardia, che è il punto dove si sono sviluppati i temporali più forti.
Si formano i primi temporali
Verso mezzogiorno, alcuni nuclei temporaleschi sono già attivi sulle Alpi e sulle Prealpi a Nord-Nord-Est di Milano. Circa un’ora dopo una piccola cella nasce nel pavese e si sposta verso Nord-Est, senza però riuscire a svilupparsi completamente. È però il sintomo che il fronte freddo sta per entrare decisamente nella zona con i parametri termodinamici di partenza più favorevoli.
Infatti non molto tempo dopo lungo un asse che da Lecco arriva fino a Pavia si forma una linea di cumuli che crescono in maniera più convinta. In questa fase la cella più intensa è quella più meridionale, tra Alessandrino e Pavese, che risulterà essere la prima supercella della giornata.
La parte centro-settentrionale della linea invece sembra fare ancora un po’ di fatica a organizzarsi, infatti per il momento le celle, osservate da Melegnano (MI) non mostrano alcuna particolare struttura.
Per osservare un po’ più da vicino la base della linea mi sposto leggermente più a Nord, a Paullo (MI). Qui sembra che la cella che si trova sulla periferia orientale di Milano stia cercando di prendere il sopravvento sulle altre, infatti presenta una base nettamente separata dall’area delle precipitazioni, anche se ancora non c’è rotazione. È però un segnale di come la cella stia iniziando a sfruttare il carburante fornito dalle correnti sud-orientali al suolo; i nuclei a sud di essa infatti iniziano rapidamente a esaurirsi.
La supercella
In breve tempo la cella acquisisce sempre più forza, con la base dell’updraft che si abbassa sempre di più e diventa più turbolenta. Questo processo viene sottolineato dalla presenza di tuoni ininterrotti, provenienti soprattutto dai fulmini che si scaricano all’interno dell’updraft a causa delle imponenti correnti ascensionali.
A questo punto, neanche il tempo di invertire il senso di marcia per spostarmi più a Est, dato l’avanzamento del temporale, che la cella letteralmente esplode. La base inizia a ruotare e diventa molto più bassa e turbolenta. Sotto la base di quello che ormai è un mesociclone completamente formato fa capolino la wall cloud con una lunga tail cloud che va a pescare umidità praticamente al livello del suolo. Il temporale oltretutto accelera e inizia a muoversi piuttosto velocemente verso Sud-Est.
Per non rimanere dietro alla cella e portarmi nella posizione perfetta per apprezzare al meglio la struttura, e cioè a Nord-Est rispetto al mesociclone, mi trovo costretto a entrare nel nucleo più intenso delle precipitazioni (fare il cosiddetto “core-punching”) portandomi a Est e successivamente scendere a Sud (avrei potuto anche scendere verso Sud-Est e poi salire a Nord, ma se da un lato questa mossa mi avrebbe consentito di non finire nel nucleo delle precipitazioni, dall’altro mi avrebbe fatto perdere più tempo e probabilmente non sarei riuscito a guadagnare la posizione corretta).
Una volta uscito dalle precipitazioni nei pressi di Mozzanica (BG), davanti agli occhi mi si presenta una struttura imponente, davvero rara da vedere in Italia. Il mesociclone è davvero molto ampio e la wall cloud è praticamente rasoterra. La rotazione è molto accentuata e chiaramente visibile a occhio nudo; si capisce chiaramente che la supercella potrebbe produrre un tornado da un momento all’altro.
In questa fase l’rfd (rear flank downdraft), visibile chiaramente sul bordo posteriore del mesociclone, inizia a “tagliare” la base creando la caratteristica clear slot (intrusione di aria più fredda e secca che va a occludere il mesociclone), altro segnale di tornado imminente.
La supercella si avvicina piuttosto rapidamente alla mia posizione, in cui iniziano a cadere chicchi di grandine secca. Devo quindi muovermi verso Sud-Est assecondando lo spostamento del temporale.
Il tornado nel Cremasco
Da Mozzanica quindi mi sposto verso Casale Cremasco (CR). Appena superato il centro abitato però noto verso Sud-Ovest un grosso funnel sotto la base della wall cloud. Probabilmente, vista l’estensione dell’imbuto, il tornado è già al suolo, anche se la nube non è completamente condensata. La distanza e il fatto che tra me e la base del temporale la visuale non fosse completamente libera ma ci fossero gli alberi presenti sulle rive del Serio mi impediscono la vista di eventuali detriti sollevati dal vortice.
Nei minuti successivi il cono si protende sempre più verso il basso. Il touchdown tornadico è evidente, anche se la condensazione non sarà mai totale fino al suolo, soprattutto a causa della scarsa umidità presente sul terreno colpito dal tornado. È importante infatti specificare come la condensazione totale o parziale di una nube a imbuto spesso non dipende dalla forza del tornado, ma dalla quantità di umidità presente al suolo e negli strati di aria immediatamente vicini al suolo. È possibile quindi avere un tornado interamente condensato che risulta però di intensità inferiore a uno solo parzialmente condensato.
In questa fase la tail cloud associata alla wall cloud da cui si è formato il tornado diventa più massiccia e corposa e si protende ulteriormente verso il suolo, segno che il vortice è ancora in fase di “crescita”, e ben lontano dal dissolversi. Il tornado, continuando ad avanzare verso Sud-Est, assume una forma più compatta e levigata, con l’estremità verso il suolo che appare e scompare. Il vortice rimane comunque sempre al suolo, e la tail cloud continua a essere ben sviluppata.
Dopo qualche minuto il tornado viene avvolto dalle precipitazioni dell’rfd, che vanno a completare l’occlusione del mesociclone, tagliando quindi il rifornimento di inflow al vortice. Questo significa che il tornado è prossimo a concludere il suo ciclo vitale, ma attenzione, non vuole assolutamente dire che la sua potenza è minore. Infatti i danni maggiori di questo tornado sono stati registrati proprio nella parte finale del suo percorso, e quindi in questa fase da “rain-wrapped”. In questa fase il tornado raggiunge l’abitato di Campagnola Cremasca (CR).
A questo punto il tornado, dopo circa 8 km percorsi al suolo, si dissolve velocemente. La supercella però non esaurisce la sua forza, ma si riorganizza formando una nuova wall cloud, che darà vita ad altri due tornado nella parte finale del suo ciclo vitale, più a Sud-Est, nella bassa Bresciana. I vortici toccheranno il suolo tra Manerbio, Pavone del Mella e Castelletto di Leno.
La supercella in allontanamento verso il Bresciano:
I danni
Campagnola Cremasca è stata colpita in pieno dal vortice. Le strutture maggiormente danneggiate si trovano nella zona Nord; si tratta di una cascina e della scuola materna del paese. La prima presenta il tetto e una parete in mattoni completamente crollati. La seconda è resa completamente inagibile dal tornado. Sono presenti comunque in gran parte dell’abitato case con tetti asportati, alberi abbattuti e recinzioni divelte.
La cascina semidistrutta:
Un’abitazione con metà della copertura asportata:
Alberi scortecciati e casa con tetto e infissi gravemente danneggiati:
Cancellate divelte e detriti accumulati dal tornado per le strade del paese:
Traccia lasciata nell’erba dal vortice:
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