29 giugno 2024: supercelle e grandine enorme nel Canavese
Il rischio di fenomeni estremi
Le condizioni per il pomeriggio-sera del 29 giugno 2024 sono da tutto o nulla, o “boom or bust situation“, come dicono gli americani. Infatti una bassa pressione presente al di la delle Alpi con correnti molto tese da Sud-Sud-Ovest e un flusso di richiamo caldo e umido nei bassi strati da Est, rende l’atmosfera estremamente carica di energia in particolare sull’estremo Nord-Ovest italiano.
I valori di cape previsti sono davvero notevoli, fino a oltre 3000 j/kg in Piemonte. Il fatto è che non entra molta aria fredda in quota, che rimane confinata soprattutto in Francia. I temporali quindi potrebbero formarsi unicamente per lifting orografico e rimanere quindi, complici anche le correnti molto meridionali, per tutto il loro ciclo vitale in piena montagna.
A questo si aggiunge un modesto carico di pulviscolo sahariano in sospensione, che potrebbe avere un ruolo nell’inibizione di forti moti convettivi, soprattutto a ridosso delle pianure.
Nel caso però che, grazie soprattutto a convergenze locali o a un ingresso un filo più deciso di aria fredda in quota, qualche cella riesca a interessare le pedemontane o le alte pianure, questa risulterebbe essere estremamente intensa, con la possibilità di evolvere rapidamente in supercella con tutti i rischi annessi: grandine di grosse dimensioni, forti venti lineari e, anche se meno probabile, tornado.
L’evoluzione quindi è da monitorare attentamente. Le zone che potrebbero essere interessate dai fenomeni più violenti sono il Torinese occidentale e il Canavese.
Il primo forte temporale sulle Alpi occidentali
Intorno alle 15 i primi nuclei intensi si formano sulle Alpi occidentali. In breve tempo, grazie alla velocità dei venti in quota, un intenso nucleo temporalesco inizia a muoversi verso Nord. Il temporale passa pochi km a Ovest di Torino (da dove però non si riesce a vedere nulla per colpa della foschia). La cella si mantiene sempre ben in mezzo ai monti comunque, anche più a Nord di Torino.
Per cercare di vedere qualcosa mi spingo fino a Cuorgnè (TO). Da qui riesco a percepire (più che vedere a occhio nudo) una struttura di tipo supercellulare. La foschia e la distanza dal temporale, che prosegue imperterrito la sua strada in mezzo alle Alpi, non mi permetteranno mai di avere però una visione chiara sulla sua struttura.
Il temporale è intenso, ma il fatto di non riuscire ad abbordare la pianura lo limita. Infatti viene segnalata solamente grandine di medio-piccola taglia al suo passaggio.
Dopo questo primo tentativo poi segue una lunga fase in cui si sviluppano, sempre sulle Alpi occidentali, solo rovesci o deboli temporali che rimangono decisamente più alti rispetto alla cella di prima. Questi non producono fenomeni estremi in sé, ma contribuiscono ad aumentare il carico di precipitazioni a cavallo tra Piemonte e Valle d’Aosta. Zone che alla fine della giornata vedranno purtroppo diverse frane ed esondazioni.
Supercella mostruosa sulla pedemontana del Canavese
Alle 21:30 un nuovo temporale sembra voler cercare di avvicinarsi alle alte pianure. La cella, nata a Ovest di Torino, si trova già inizialmente più a Est rispetto a quella del primo pomeriggio. Ma è intorno alle 22 che letteralmente esplode.
Un’incredibile supercella colpisce la pedemontana e l’alta pianura del Canavese, tra Busano (TO), Salassa (TO) e Castellamonte (TO), dove scarica grandine fino a 12 cm di diametro.
Il temporale, che presenta un’attività elettrica allucinante con un rombo cupo continuo, scorre velocemente appena a Ovest di Ivrea (TO), prima di infilarsi tra i monti della Valle d’Aosta.
La struttura si vede a malapena, sempre per la foschia e la gran quantità di nubi basse che la circondano, ma si riesce ad apprezzare appieno la sua potenza. Anche le immagini radar sono qualcosa di mostruoso. Un eco a uncino particolarmente pronunciato è presente in più scatti radar consecutivi.
Sono molti i danni lasciati dal passaggio della supercella, sia per i venti che per la grandine enorme.
Altra supercella canavesana
La serata non è ancora finita però. Infatti altri nuclei si formano lungo una linea sempre sulla pedemontano Canavesana. La cella più meridionale prende il sopravvento e intorno alle 23:30 una nuova supercella prende corpo.
Da Ivrea prima la osservo in lontananza, con l’aria che si è ormai pulita e fatta più limpida, e che mi permette di vedere la parete dell’updraft illuminata dai fulmini e l’incudine del temporale.
Poi mi avvicino alla supercella, arrivando fino a Est di San Giusto Canavese (TO). Da qui osservo il mesociclone nell’ultima fase del suo ciclo vitale, prima che l’aria più stabile presente più a est inizi a seccare la struttura.
Alla fine quindi, tra “boom” e “bust” si è verificata la prima opzione. È bastato che un temporale interessasse la pedemontana e l’ultimo lembo di pianura per farlo letteralmente esplodere. Se per puro caso una cella fosse riuscita a spingersi in piena pianura non oso immaginare i danni che avrebbe potuto fare.
Concludiamo come sempre con un video della caccia:
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